Premesso che:
attualmente, gli uffici giudiziari della città di Terni sono dislocati in due diversi edifici: quello destinato a sede del tribunale, recentemente ristrutturato, non presenta particolari criticità, mentre quello sede della Procura della Repubblica risulta palesemente inadeguato, sotto molteplici profili, a garantire un'idonea funzionalità degli uffici;
la sede della Procura, oltre a richiedere numerosi e costosi interventi di manutenzione, per la sua vetustà, implica ulteriori oneri per essere detenuta in forza di un contratto di locazione con l'ATER, con la corresponsione di un canone annuo superiore ai 200.000 euro, tra locali per uso uffici e garage;
nel maggio 2019, il Comune di Terni, a causa di ostacoli amministrativi, ha reiterato il proprio interesse alla realizzazione di una "cittadella giudiziaria", tramite la costruzione di un nuovo edificio da destinare agli uffici della Procura in adiacenza all'attuale sede del tribunale;
già dal 2014, la società immobiliare Corso del Popolo SpA aveva iniziato a realizzare, nell'ambito di una complessa opera di bonifica di terreni di proprietà comunale limitrofi al tribunale di Terni, anche un nuovo edificio da destinare agli uffici della Procura. Il progetto non è stato portato a termine per problematiche di natura burocratico-amministrativa, oggi superate, come si evince dalla citata manifestazione d'interesse dell'amministrazione comunale ternana;
tra l'altro, l'interruzione della costruzione di tali opere ha lasciato, proprio a fianco della sede del tribunale, lo scavo che era stato predisposto per le fondamenta dell'edificio, vale a dire un'enorme fossa, con materiali di cantiere sparsi, che risulta potenzialmente pericolosa per possibili intromissioni o collocazione di ordigni esplosivi;
la situazione, che rischia sia di vanificare le misure di sicurezza predisposte nell'ultimo anno a tutela di tutti gli utenti del servizio giustizia (metal detector e potenziamento del servizio di vigilanza dell'edificio), sia di porre a repentaglio l'incolumità di quanti si trovino a passare nelle vie limitrofe, necessita di una rapida soluzione;
la realizzazione del nuovo edificio risponderebbe al fondamentale principio di economicità dell'azione amministrativa, evitando i costi connessi alla gestione della procura, canone di locazione e continui interventi di manutenzione: invero, l'amministrazione della giustizia potrebbe accollarsi, temporaneamente, un nuovo canone di locazione con l'acquisizione finale di un edificio nuovo, con riscatto dei canoni già corrisposti;
oltre al risparmio di spesa, l'intervento consentirebbe una maggiore funzionalità del servizio giustizia, che vede l'attuale condizione assolutamente inadeguata dell'edilizia giudiziaria di Terni, anche in considerazione della soppressione del tribunale di Orvieto e del conseguente accorpamento a quello di Terni con trasferimento di magistrati, personale amministrativo e utenza,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto e quali iniziative intenda adottare per la tempestiva realizzazione della cittadella giudiziaria di Terni, al fine di conseguire un risparmio di risorse pubbliche e garantire, al contempo, la sicurezza e l'efficienza del servizio giustizia.
numerosi articoli di stampa, pubblicati su internet nel 2019, riportano che il Consiglio superiore della magistratura affidò alla Banca popolare di Bari (peraltro salvata dal fallimento nel dicembre dello stesso anno) il proprio servizio di tesoreria, nel corso del mese di agosto 2015, attraverso una delibera che prevedeva la gestione per 5 anni di un patrimonio pari a circa 100 milioni di euro;
al riguardo, il CSM (organo di rilevanza costituzionale, dotato di ampia autonomia), rileva l'articolo del quotidiano "Il Riformista" (pubblicato anch'esso nel dicembre dell'anno scorso), non è mai stato assoggettato alla tesoreria unica e si è sempre avvalso per tale necessità di un istituto di credito privato;
tale "anomalia" fu evidenziata anche dal collegio dei revisori dei conti, che evidenziò come l'affidamento della gestione di tesoreria del CSM sia sempre avvenuto mediante una gara pubblica, in osservanza delle disposizioni previste dalla vigente normativa, come accadde tuttavia proprio nell'estate 2015, in cui venne fissato come termine ultimo per presentare le domande il 16 agosto, alle ore 14 (tra l'altro di domenica);
agli istituti di credito che volevano concorrere per il prestigioso incarico, prosegue l'articolo, erano stati concessi solo 8 giorni di tempo: l'avviso del bando di gara, firmato dal segretario generale (un magistrato peraltro fuori ruolo), fu infatti pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale del 7 agosto 2015 (un annuncio, "semi nascosto", fra le oltre 250 pagine che componevano il n. 92 della Gazzetta Ufficiale di quell'anno);
"Il Riformista" evidenzia ancora che, per attrarre la massima attenzione del CSM, l'istituto di credito barese mise sul "piatto della bilancia" un ventaglio di condizioni estremamente vantaggiose per i componenti del Consiglio, stabilendo tra l'altro, la possibilità di stipulare contratti di mutui a tassi estremamente bassi, di stipulare contratti per l'apertura di conti correnti con spese di gestione irrisorie e di ottenere finanziamenti personali a tassi d'interesse irrilevanti; l'unico requisito richiesto dall'organo, per aggiudicarsi la "ricca posta", consisteva pertanto nella presentazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa, senza considerare (come invece avrebbe dovuto valutare) gli indispensabili requisiti legati al punteggio della solidità finanziaria della banca (imposti rigidamente dai regolamenti dalla Banca centrale europea sugli stress test);
la vicenda, a parere degli interroganti, desta sconcerto e preoccupazione, in relazione alle modalità con le quali l'organo di rilievo costituzionale ha predisposto il bando di gara per la gestione della tesoreria unica, in quanto non essendo assoggettato per legge (poiché in regime di "autonomia finanziaria") si è avvalso ciononostante di un istituto di credito privato, in gravissima situazione economico-patrimoniale (e soprattutto in evidenti condizioni critiche, dettate dalle carenze nell'organizzazione e nei controlli interni sul credito, come la Banca d'Italia in più occasioni ha evidenziato nel passato) con assoluta mancanza di verifiche da parte dello stesso CSM in merito alla qualità dei dati di riferimento (benchmark), connessi alla solidità dell'istituto bancario pugliese;
gli interroganti evidenziano altresì stupore e perplessità in merito alla partecipazione nella lista degli sponsor per un evento organizzato a Pescara nel 2017, da parte dell'Associazione nazionale magistrati e riconducibile alla sua corrente di sinistra da parte della stessa Banca popolare di Bari, i cui vertici erano da anni soggetti ad un'inchiesta della Procura di Bari, con gravi ipotesi di reato; una sponsorizzazione impropria e improvvida, a giudizio degli interroganti, a cui magistrati di quell'area avrebbero dovuto evidentemente rinunciare, in considerazione della gravità che l'inchiesta stava assumendo,
si chiede di sapere:
quali valutazioni di competenza il Ministro in indirizzo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto;
se fosse a conoscenza della vicenda e se abbia ulteriori elementi aggiuntivi rispetto a quanto riportato;
se sia a conoscenza di eventuali altri contratti pubblici legati a sponsorizzazioni, stipulati da parte di organi giudiziari nazionali, con la Banca popolare di Bari;
in caso affermativo, se non ritenga opportuno rendere pubbliche tali informazioni;
se, infine, non ritenga che la decisione da parte dell'Associazione nazionale magistrati di organizzare un convegno sponsorizzato da parte dell'istituto di credito barese sia da considerare inopportuna e da stigmatizzare, considerato come il medesimo istituto sia da anni sotto inchiesta della Procura di Bari.